Per evitare un possibile AntropoCENERE – (2)
Dopo il post qui dedicato al terribile incendio alla Riserva Naturale di Monte Cofano (TP) tocca segnalare molti altri e gravissimi incendi in Sicilia.Nella rassegna stampa ‘Prima pagina’ su Radio3 RAI di ieri, è stato dato rilievo a ben otto temi di cronaca, compresa quella estera. Ma nessun riferimento alla drammatica offensiva dei piro-mafiosi in quell’isola (che hanno già lasciato diverse ed evidenti tracce del loro operato). Stasera su Rai 1 il TG dà conto della situazione, ma non si dilunga. Poche altre info sui canali nazionali.Nonostante l’argomento pare sia di minore portata di altri, è comunque chiaro a molti che il prezioso – e non esteso – patrimonio boschivo residuo dell’isola è sotto attacco, da diverso tempo.Le piro-mafie, contando sulla criminale inerzia (se non di più) della macchina amministrativa locale e sulla inconcludenza e frammentarietà delle proteste della ‘società civile’, agiscono fin qui indisturbate. Esse tendono a far diventare l’isola l’avamposto di quella desertificazione ambientale e socio-culturale che farebbe loro molto comodo per sviluppare ancora affari e controllo del territorio. Siamo in piena emergenza ambientale indotta dall’uomo, e l’emergenza climatica conseguente innescherà, specie al Sud, disagi e conflitti sociali peggiori degli attuali.Occorre opporsi a proterve e miopi azioni criminali umane col massimo dell’impegno e della forza, ad ogni livello; facendo sentire forte la voce delle comunità insediate dei luoghi minacciati o distrutti, e scegliendo con cura le proposte operative che esse esprimono, che siano lungimiranti e attente al contesto.Qualcuna: 1 – se esiste una ‘anagrafe degli incendi’ opportunamente mappata, perchè non si individuano le aree più a rischio e si dotano le stesse di adeguati e costanti controlli, fatti con mezzi e risorse adeguati (come già più volte proposto qui e altrove da NETSUS) ?!2 – perchè non si attiva un coordinamento vero e pronto fra Ministero dell’Interno, Protezione Civile / VV.FF. e Regione Siciliana per la condivisione di conoscenze e dati territoriali, nonchè quelli sulla delinquenza organizzata?3 – ricordiamo che da lungo tempo i terreni ‘percorsi dal fuoco’ sono praticamente ‘inedificabili’, almeno fin dai tempi della vecchia legge Galasso. Non c’è quindi possibilità di lucrarci dopo che passa la buriana e la risonanza dell’incendio (e quindi il terreno si presenta ‘finalmente’ sgombero da ‘fastidiosi’ elementi arborei.. Se si accertasse la dolosità dell’incendio, però, le norme urbanistico-paesaggistiche di zona potrebbero essere velocemente ri-viste ‘in peius’ ed interessare anche le aree limitrofe a quella data a fuoco. Il carattere punitivo di questi dispositivi di legge farebbe da deterrente e stimolerebbe al controllo sociale virtuoso ed alla vigilanza diffusa contro i crimini ambientali.4 – gli operatori forestali sono ormai i nostri ‘gioiellieri’: maneggiano e curano spesso con amore merce preziosissima. Quindi vanno tenuti in grande considerazione ma anche controllati e gestiti molto attentamente, nel loro operare. Ne va del nostro e loro futuro. 5 – le comunità insediate devono incaricarsi di una presenza civile incessante. Nelle città, dove spesso ‘si decide’ e ‘si informa’, il presidio dovrà esser fatto con determinazione e precisione per indirizzare le scelte politiche verso il meglio della tutela dei boschi e per stimolare una divulgazione/educazione ambientale corretta. Negli spesso vasti territori non urbani, dobbiamo trovare le forme migliori per una sorta di presidio anti-incendi diffuso, che però non abbia le vesti inquietanti di ‘vigilantes’ ambientali.